Giorno # 20 : da Taftan a Danbaldin : 294 km - Km totali : 6774
Molto probabilmente sarà la peggiore notte del nostro viaggio. Confinati nella caserma sgarruppata dei Levies, una specie di polizia pakistana e accampati nella nostra stanza con 40 gradi, abbiamo tentato di dormire. Impossibile. Poco dopo io e Marco ci siamo trasferiti nel cortile dove, in un'aiuola rinsecchita usata dai locali per pregare, ci siamo sistemati alla meno peggio. Tirava un po' di brezza e siamo riusciti a dormire a tratti, anche se qualche zanzara ci ha dato fastidio e non sono mancati andarivieni di gente armata. Il prigioniero dopo un processo veloce è stato rilasciato. Eravamo contenti per lui. Claudio è rimasto all'interno e ha dormito pochissimo. Non vedevamo l'ora di lasciare Taftan, posto molto inospitale. Abbiamo ancora negli occhi le immagine dei volti ostili che abbiamo incontrato durante il nostro giro serale per comperare qualcosa da mangiare.
Quasi puntuale alle 7 e mezza si è presentata la nostra scorta . Due persone con la divisa nera dei Levies a bordo di un pick up e armati di Kalashnikov. Al loro seguito siamo partiti per Quetta distante 600 km.
Abbiamo ben presto capito che oggi non saremmo mai arrivati a Quetta. La nostra scorta non superava mai gli 80 km/ora e ogni 30/40 km si fermava per il cambio.
Inoltre nei numerosi posti di blocco venivamo ogni volta registrati su libroni compilati a mano. Ne abbiamo contati 8 in 300 km. Per cui la nostra media oraria ne ha pesantemente risentito. Impensabile raggiungere Quetta in giornata. La strada era abbastanza buona anche se in alcuni tratti con un po' di buche. Abbiamo anche trovato un punto con banchi di sabbia portata dal deserto. Ma la vera sfida del giorno è stata resistere al gran caldo. Per la prima volta sui termometri delle moto sono comparsi i 50 gradi che associati ad un vento trasversale ci hanno provato parecchio. Però le frequenti soste sono state un buon rimedio. Ogni volta ci siamo fatti una doccia vestiti e questo ci ha consentito di viaggiare fino alla sosta successiva con il fresco del bagnato. Abbiamo più volte sollecitato la nostra scorta di accelerare, senza successo. Pochissimo traffico su questa strada con lunghi rettilinei senza fine nel mezzo di un deserto grigio di pietra e sassi. Posto veramente inospitale. Per pranzo ci siamo divisi una provvidenziale anguria procurata dalla scorta.
Finalmente verso le 3 siamo arrivati a Danbaldin, posto anonimo sperduto nel deserto, dove per fortuna questa volta ci hanno fatto alloggiare in un albergo, a cui darei forse mezza stella. Niente condizionatori ma solo una ventola che muove aria calda umida. La corrente ogni poco salta. Però siamo riusciti a fare una doccia, anche se dai rubinetti esce solo acqua calda e a riposarci dopo una giornata decisamente pesante a. La nostra scorta staziona permanentemente nel corridoio. Nessuna connessione Wi-Fi e non vendono Sim locali.
Però il furbo gestore, vedendo le nostre facce stravolte, ci ha chiesto se volevamo un birra. Incredibile: una birra in Pakistan in pieno Ramadan?! In men che non si dica è arrivato un ragazzo che con aria furtiva ci ha portato due contenitori con le birre immerse nel ghiaccio. Mai abbiamo bevuto una birra con tanto piacere. Birra prodotta in Pakistan. Dopo 17 giorni è finita l'astinenza da alcool. Evviva. Per cena un dignitoso pollo al curry che abbiamo mangiato in camera cercando il fresco sotto la ventola. La notte non si preannuncia fresca, la passeremo sotto la ventola che speriamo funzioni.
Domani secondo giorno con scorta con cui dovremo percorrere gli oltre 300 km che ci separano da Quetta. Non sarà una passeggiata. Lamps
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Facebook:
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Sito web
http://www.7milamiglialontano.com/
Da Taftan a Danbaldin
Molto probabilmente sarà la peggiore notte del nostro viaggio. Confinati nella caserma sgarruppata dei Levies, una specie di polizia pakistana e accampati nella nostra stanza con 40 gradi, abbiamo tentato di dormire. Impossibile. Poco dopo io e Marco ci siamo trasferiti nel cortile dove, in un'aiuola rinsecchita usata dai locali per pregare, ci siamo sistemati alla meno peggio. Tirava un po' di brezza e siamo riusciti a dormire a tratti, anche se qualche zanzara ci ha dato fastidio e non sono mancati andarivieni di gente armata. Il prigioniero dopo un processo veloce è stato rilasciato. Eravamo contenti per lui. Claudio è rimasto all'interno e ha dormito pochissimo. Non vedevamo l'ora di lasciare Taftan, posto molto inospitale. Abbiamo ancora negli occhi le immagine dei volti ostili che abbiamo incontrato durante il nostro giro serale per comperare qualcosa da mangiare.
Quasi puntuale alle 7 e mezza si è presentata la nostra scorta . Due persone con la divisa nera dei Levies a bordo di un pick up e armati di Kalashnikov. Al loro seguito siamo partiti per Quetta distante 600 km.
Abbiamo ben presto capito che oggi non saremmo mai arrivati a Quetta. La nostra scorta non superava mai gli 80 km/ora e ogni 30/40 km si fermava per il cambio.
Inoltre nei numerosi posti di blocco venivamo ogni volta registrati su libroni compilati a mano. Ne abbiamo contati 8 in 300 km. Per cui la nostra media oraria ne ha pesantemente risentito. Impensabile raggiungere Quetta in giornata. La strada era abbastanza buona anche se in alcuni tratti con un po' di buche. Abbiamo anche trovato un punto con banchi di sabbia portata dal deserto. Ma la vera sfida del giorno è stata resistere al gran caldo. Per la prima volta sui termometri delle moto sono comparsi i 50 gradi che associati ad un vento trasversale ci hanno provato parecchio. Però le frequenti soste sono state un buon rimedio. Ogni volta ci siamo fatti una doccia vestiti e questo ci ha consentito di viaggiare fino alla sosta successiva con il fresco del bagnato. Abbiamo più volte sollecitato la nostra scorta di accelerare, senza successo. Pochissimo traffico su questa strada con lunghi rettilinei senza fine nel mezzo di un deserto grigio di pietra e sassi. Posto veramente inospitale. Per pranzo ci siamo divisi una provvidenziale anguria procurata dalla scorta.
Finalmente verso le 3 siamo arrivati a Danbaldin, posto anonimo sperduto nel deserto, dove per fortuna questa volta ci hanno fatto alloggiare in un albergo, a cui darei forse mezza stella. Niente condizionatori ma solo una ventola che muove aria calda umida. La corrente ogni poco salta. Però siamo riusciti a fare una doccia, anche se dai rubinetti esce solo acqua calda e a riposarci dopo una giornata decisamente pesante a. La nostra scorta staziona permanentemente nel corridoio. Nessuna connessione Wi-Fi e non vendono Sim locali.
Però il furbo gestore, vedendo le nostre facce stravolte, ci ha chiesto se volevamo un birra. Incredibile: una birra in Pakistan in pieno Ramadan?! In men che non si dica è arrivato un ragazzo che con aria furtiva ci ha portato due contenitori con le birre immerse nel ghiaccio. Mai abbiamo bevuto una birra con tanto piacere. Birra prodotta in Pakistan. Dopo 17 giorni è finita l'astinenza da alcool. Evviva. Per cena un dignitoso pollo al curry che abbiamo mangiato in camera cercando il fresco sotto la ventola. La notte non si preannuncia fresca, la passeremo sotto la ventola che speriamo funzioni.
Domani secondo giorno con scorta con cui dovremo percorrere gli oltre 300 km che ci separano da Quetta. Non sarà una passeggiata. Lamps
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