Giorno # 28 - Amritsar - Dharamsala 397 km - Km totali : 8630
Prima di partire da Amritsar, ci siamo recati di nuovo al tempio d'oro sacro ai Sikh, sperando di trovare meno ressa. Col capo coperto e a piedi scalzi siamo entrati di nuova nel cortile del tempio, trovando la stessa ressa della sera prima, ma con più caldo e umidità alle stelle. Lunghissima coda di centinaia di persone che aspettavano di entrare nel tempio. Ci siamo arresi e lo abbiamo fotografato da lontano. Molto interessante la folla dei Sikh con i loro turbanti colorati e le barbe lunghe. Spiritualità vera nei loro volti e nei loro gesti. Dopo un'altra viaggio autoscontro in Tuc Tuc, abbiamo lasciato volentieri la caotica Amritsar e ci siamo diretti a Nord Est lungo una scorrevole strada a 4 corsie. Decisamente meglio le strade indiane di quelle Pakistane, anche se il stile di guida si assomiglia molto. Dopo circa 100 km la strada è iniziata a salire, a due corsie e molto tortuosa, tra una vegetazione molto rigogliosa. Traffico sempre notevole, con continui suoni dei clakson. Sarebbe stato anche una percorso piacevole per motociclisti, ma dietro ogni curva c'era sempre la non remota possibilità di trovarsi un indiano contromano in sorpasso. Per cui guida non rilassata che ha richiesto molta attenzione. Abbiamo così raggiunto Dharamsala, nota soprattutto per essere l'attuale sede del governo tibetano in esilio. Purtroppo la pioggia ci ha fatto compagnia negli ultimi km. Il monsone ci ha dato il benvenuto. Ci siamo riparati sotto una tettoia. Subito due simpatiche scimmiette ci hanno fatto visita e hanno apprezzato i nostri biscotti . Da Dharamsala, siamo saliti lungo una stradina con pendenze impossibili fini a McLeod Ganji, dimora di Tenzin Gyatso , il quattordicesimo Dalai Lama che si trova a 1750 m sul livello del mare. Con qualche difficoltà ci siamo addentrati nel strette viuzze dl centro cercando di individuare l'albergo prescelto. Dopo un po' di girovagare seguendo indicazioni errate, ci siamo arresi e siamo scesi a Dharamsala, dove abbiamo finalmente trovato un albergo decente. Marco è andato successivamente a visitare a Yol, il luogo dove gli inglesi durante la seconda guerra mondiale tenevano prigionieri un folto gruppo di ufficiali italiani catturati sui vari fronti di guerra, tra cui il padre di Marco. In calce una nota di Marco su suo padre. Io e Claudio siamo risaliti in Taxi a McLeod Ganji, dove abbiamo potuto visitare il tempio del Dalai Lama in esilio. Cena a base di specialità tibetane.
Domani partiremo verso Sud un direzione di Nuova Delhi. Non abbiamo una meta precisa, ma cercheremo di fare più strada possibile. Lamps.
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Mio padre prigioniero in India -di Marco Varini.
Mio papà, ufficiale di complemento del Regio Esercito Italiano, nel 1938 iniziò il suo normale servizio militare, ma alla fine del 1939 la guerra era imminente e non fu congedato. Nel giugno del 1940 fu mandato per qualche settimana sul fronte francese, nei pressi di Bardonecchia, e nel settembre sempre del 1940 fu mandato in Libia, di stanza nella fortezza di Bardia, presso Bengasi. Nel gennaio del 1941, durante la prima avanzata delle forze alleate, prevalentemente inglesi, fu fatto prigioniero (mio papà comandava una compagnia di artiglieria contraerea, ma a Bardia arrivarono con i carri armati). Da lì fu trasferito ad Alessandria d'Egitto e poi in nave, via Canale di Suez, a Bangalore. All'inizio del 1942 fu trasferito definitivamente a Yol, dove rimase fino al dicembre del 1946. Fino all'8 settembre del 1943 in cattività, dall'8 settembre 1943 al maggio 1945 in regime di semilibertà, e successivamente libero con obbligo di dimora.
Da Amritsar a Dharamsala
Prima di partire da Amritsar, ci siamo recati di nuovo al tempio d'oro sacro ai Sikh, sperando di trovare meno ressa. Col capo coperto e a piedi scalzi siamo entrati di nuova nel cortile del tempio, trovando la stessa ressa della sera prima, ma con più caldo e umidità alle stelle. Lunghissima coda di centinaia di persone che aspettavano di entrare nel tempio. Ci siamo arresi e lo abbiamo fotografato da lontano. Molto interessante la folla dei Sikh con i loro turbanti colorati e le barbe lunghe. Spiritualità vera nei loro volti e nei loro gesti. Dopo un'altra viaggio autoscontro in Tuc Tuc, abbiamo lasciato volentieri la caotica Amritsar e ci siamo diretti a Nord Est lungo una scorrevole strada a 4 corsie. Decisamente meglio le strade indiane di quelle Pakistane, anche se il stile di guida si assomiglia molto. Dopo circa 100 km la strada è iniziata a salire, a due corsie e molto tortuosa, tra una vegetazione molto rigogliosa. Traffico sempre notevole, con continui suoni dei clakson. Sarebbe stato anche una percorso piacevole per motociclisti, ma dietro ogni curva c'era sempre la non remota possibilità di trovarsi un indiano contromano in sorpasso. Per cui guida non rilassata che ha richiesto molta attenzione. Abbiamo così raggiunto Dharamsala, nota soprattutto per essere l'attuale sede del governo tibetano in esilio. Purtroppo la pioggia ci ha fatto compagnia negli ultimi km. Il monsone ci ha dato il benvenuto. Ci siamo riparati sotto una tettoia. Subito due simpatiche scimmiette ci hanno fatto visita e hanno apprezzato i nostri biscotti . Da Dharamsala, siamo saliti lungo una stradina con pendenze impossibili fini a McLeod Ganji, dimora di Tenzin Gyatso , il quattordicesimo Dalai Lama che si trova a 1750 m sul livello del mare. Con qualche difficoltà ci siamo addentrati nel strette viuzze dl centro cercando di individuare l'albergo prescelto. Dopo un po' di girovagare seguendo indicazioni errate, ci siamo arresi e siamo scesi a Dharamsala, dove abbiamo finalmente trovato un albergo decente. Marco è andato successivamente a visitare a Yol, il luogo dove gli inglesi durante la seconda guerra mondiale tenevano prigionieri un folto gruppo di ufficiali italiani catturati sui vari fronti di guerra, tra cui il padre di Marco. In calce una nota di Marco su suo padre. Io e Claudio siamo risaliti in Taxi a McLeod Ganji, dove abbiamo potuto visitare il tempio del Dalai Lama in esilio. Cena a base di specialità tibetane.
Domani partiremo verso Sud un direzione di Nuova Delhi. Non abbiamo una meta precisa, ma cercheremo di fare più strada possibile. Lamps.
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Mio padre prigioniero in India -di Marco Varini.
Mio papà, ufficiale di complemento del Regio Esercito Italiano, nel 1938 iniziò il suo normale servizio militare, ma alla fine del 1939 la guerra era imminente e non fu congedato. Nel giugno del 1940 fu mandato per qualche settimana sul fronte francese, nei pressi di Bardonecchia, e nel settembre sempre del 1940 fu mandato in Libia, di stanza nella fortezza di Bardia, presso Bengasi. Nel gennaio del 1941, durante la prima avanzata delle forze alleate, prevalentemente inglesi, fu fatto prigioniero (mio papà comandava una compagnia di artiglieria contraerea, ma a Bardia arrivarono con i carri armati). Da lì fu trasferito ad Alessandria d'Egitto e poi in nave, via Canale di Suez, a Bangalore. All'inizio del 1942 fu trasferito definitivamente a Yol, dove rimase fino al dicembre del 1946. Fino all'8 settembre del 1943 in cattività, dall'8 settembre 1943 al maggio 1945 in regime di semilibertà, e successivamente libero con obbligo di dimora.
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